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                                          Dicono di me, come artista

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Giuseppe Castoldi, su Taccuino d'arte e di cultura

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6.10.2024

GIUSE IANNELLO, presidente di Evuz Art, propone un’installazione costituita da una serie di cellette esagonali come quelle di un alveare nelle quali figurano le lettere della scritta “Noi siamo la cura”. E’ una frase pronunciata dall’Agente Smith, un personaggio del film Matrix,il quale dice di considerare la specie umana una sorta di infezione virale, di piaga per il pianeta. La “cura” potrà essere la tecnologia, la macchina (come l’IA), in grado di “guarire” e sterilizzare la vita terrestre (alla base c’è un’aiuola di erba sintetica con fiori di plastica, immagine dell’artificio che trionfa sulla natura). Osserviamo anche che le cellette esprimono l’idea dell’incasellamento e dell’omologazione, in una prigione sì trasparente ma di indubbia e inscalfibile solidità che rappresenta le strutture sociali e culturali in cui ci troviamo costretti a vivere.

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16.05.23

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Iannello utilizza spesso nelle sue opere la resina epossidica, che una volta solidificata è si trasparente ma anche dura, creando un’ambigua impressione di apparente ed illusoria liquidità e libertà, ma in realtà rinchiudendo la persona in rigide “liquide prigionie”. Che cosa ci rende prigionieri? I casi della vita, l’evoluzione del nostro percorso biografico, i condizionamenti esteriori di ogni tipo, a partire da quel discorso un po’ pirandelliano della definizione di una nostra identità che ci incapsula, indirizzandoci su un preciso binario e soffocando le infinite possibilità di percorso che avremmo potuto avere. La vita è un enigma il cui significato è nascosto in frammenti dispersi da raccogliere e mettere insieme. Significativa, in questo senso, è l’opera “The meaning of life”, costituita da 30 formelle sul cui retro ci sono parti di una frase compiuta la cui unità verrebbe dispersa tra i vari collezionisti che dovessero acquistare solo parti dell’opera, facendo così perdere quel significato che è noto solo all’autrice e al notaio presso cui la frase è stata depositata (un suggerimento: perché non comprare l’opera per intero?).

Ogni lavoro meriterebbe un lungo discorso a sé, cosa che qui non posso fare. Mi limito a dire che accanto ai temi esistenziali ci sono riferimenti a problemi come l’inquinamento, l’oppressione del potere, l’isolamento dovuto alla pandemia, il fenomeno migratorio nei suoi aspetti più duri e non di rado tragici. (ad es. nell’opera “The wrong stargate”).

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Roberto Comelli

25.04.23

ISTANTANEE DEL TEMPO SOSPESO

L'arte riflette sulla soglia dell'attimo e della distanza nella nuova mostra al Castello di Vigevano

di Roberto Comelli

Le armoniche proporzioni della Seconda Scuderia del Castello si rivelano misura perfetta per ospitare la bipersonale "Sospesi d'istanti", un confronto-incontro dialettico tra le artiste Giulietta Faccioli e Giuse Iannello, imperniato sul tema dell'istante e delle sue declinazioni possibili lungo le coordinate del tempo e dell'esperienza individuale e collettiva. Vale a dire, nella sua dilatazione infinita e indefinita - un "tempo ibrido", ha scritto persuasivamente Edoardo Maffeo nell'introduzione al pregevole catalogo - come avviene nella ricerca della Iannello, dove la durata dell'esistenza è spesso esposta alle minacce oblique di prigioni invisibili, eppure assolutamente pervasive (le "prigioni di cristallo"). Oppure - come sembra proporre la Faccioli - il suo concentrarsi nel distillato dell'attimo, sospeso tra passato e futuro, tradotto in icona una volta per tutte nel gesto del tuffatore, in bilico sul crinale del presente come un remoto affresco pompeiano, relitto di molti naufragi che abbia traslato fino ai nostri lidi temporali il palpitare dell'esistenza sopravvissuta.

Certo, l'opera di Giuse Iannello - da tempo alla guida dell'associazione Evuz Art - non esibisce, ma custodisce i significati, lasciandoli affiorare lentamente attraverso una rete di segni e di relazioni semantiche da allestire o da ricreare all'interno di un'operazione critica che lo spettatore è indotto - quasi costretto - a perseguire. Arte pertanto non facile la sua, dentro la quale la visione è un momento creativo anche per chi la fruisce, una stazione nella quale "noi non conosciamo noi stessi, immaginiamo solo noi stessi", come scriveva Jodorowskj. Eppure, l'operazione demiurgica di questa autrice, pur prendendo l'avvio e nutrendosi indubbiamente da una matrice concettuale, non è mai intellettualistica e, nel suo procedere artistico, non si avverte mai la tendenza - tipica dell'Arte concettuale - a una sorta di smaterializzazione o di caduta di interesse per la dimensione oggettuale del manufatto artistico. Al contrario, qui la materia, la natura - le vestigia del creato, potremmo dire - sono colte e racchiuse, quasi incrisalidate grazie all'uso di resine speciali in una sospensione di tempo e in un'indefinitezza di spazio. L'esito è sempre nella direzione di un accadere umano, sovente intessuto di memoria, denuncia e nostalgia - rivelando come la ricerca della Iannello non approdi mai all'automatismo razionalista di una produzione seriale o all'imperativo didascalico-ideologico di un "messaggio", ma piuttosto s'intrida di un ermetico romanticismo palpitante alle soglie dell'inattuale.

D'altro canto, le creazioni di Giulietta Faccioli ci lasciano sostare alle porte di un tacito mistero, indagando il crinale dell'attimo lungo il supporto millenario, evocatore di un Oriente estremo, della fragilità della carta intelaiata, sopra la quale le testimonianze pittoriche paiono vibrare dell'oscillazione liquida di rapide guaches dalla trasparenza fluttuante, oppure comporsi in agili e quasi improvvisi assemblaggi di collages, sempre conservando il senso di una mobilità sospesa, di uno slancio verso un culmine del gesto nel medesimo tempo eternato e mai raggiunto. Il tutto, immerso in una grande sapienza coreografica e decorativa, con un'elegante e pregnante misura di risorse cromatiche ed un sapiente ricorso poetico a linee che nella scabrosa conquista del tratto si stagliano su sfondi neutri ma eloquenti, come fondali antichi in emersione da muri sepolti o sommersi come mitiche rovine. Cosi, le figure diventano tracce - e ancora una volta tracce profondamente, struggentemente umane, marcature del divenire, cicatrici di un'interiorità pudicamente esposta, frammenti di un'utopia più calma e radiosa, al cospetto del turbine e delle ferite del tempo.

24.4.20223

ANNA FIAMMELLA

Ho visitato la mostra 7x2, curata da Lucrezia Arrigoni nel Castello di Vigevano e tra molte opere interessanti, segnalo questa di Giuse Iannello, "Per un chilo di riso" che mi ha offerto lo spunto per qualche riflessione:

“L'opera si snoda sul filo della memoria rendendo omaggio alle donne che hanno lavorato con sudore e passione, ma anche con allegria, nelle risaie del triangolo del riso tra Novara, Vercelli e la Lomellina, la Terra dove vive l'Artista. Il loro duro lavoro, a schiena curva nell'acqua, tra bisce e punture di insetti, ha reso più ricco questo territorio e la rivendicazione dei diritti salariali è stata di esempio per le generazioni successive. La paga giornaliera di una mondina era allora un chilo di riso più mille lire.

Le donne “nuove” hanno imparato dalle mondine, che si spostavano dai luoghi di origine per mesi, l'indipendenza dal nucleo familiare e il coraggio di chiedere un trattamento economico equo. “E ben che siamo donne paura non abbiamo” cantavano le mondine sotto un sole cocente, protette dai grandi cappelli di paglia.”

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VIVIANA SAINO
(dal catalogo della pluripersonale "Tu chiamale se vuoi...emozioni"

I pensieri, le emozioni, la vita stessa viene impressa sulle opere di Giuse Iannello nel momento in cui apre la propria mente ed elabora la sua creazione.

Comunica con i materiali piàù diversi ciò che l’anima percepisce fino in fondo, il respiro della vita che si lega alla sua realizzazione. E noi che guardiamo, ogni volta ritroviamo nei suoi lavori quell’intimo desiderio di appagamento.

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LEONILDE CARABBA

(Introduzione al catalogo della personale FRAMES)

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Il modo di operare di Giuse Iannello è lontano mille miglia dal mio. Io veleggio in galassie sconosciute, Giuse si confronta col reale. Si può vedere qui l'orientamento del Sagittario (io) che vuole portare il Cielo sulla Terra e quello del Capricorno (Giuse) che vuole, appunto, Agire nel Reale, attraverso la sua opera complessa e incisiva. Negli anni '70 nel Movimento delle Donne si diceva: “Bisogna amare la differenza”e io penso che il Mondo dell'Arte è grande abbastanza per contenere le mie galassie e le denunce di Giuse. Ad esempio, l'opera: “Bebay 2039-Choose your baby” mi ha veramente colpito perché è un feroce attacco, che condivido pienamente, a questo indegno uso del Corpo della Donna rappresentato dall'operazione utero in affitto.

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GIO' MARCHESI

(Introduzione al catalogo della personale FRAMES)


Giuse Iannello è una artista che potremmo definire Concettuale, ma la definizione è limitante, perchè ad una attenta osservazione delle sue opere, si scopre in lei una ricerca che va oltre ogni catalogazione. Le sue opere ci rimandano una artista libera da ogni schema grazie alla sua liberta' di pensiero e di azione. E' artista che spazia dal figurativismo all'arte minimalista a quella segnica. Giuse Iannello rompe gli schemi, obbliga a pensare e a emozionare il fruitore . La sua arte è ricerca, è passione che trafigge, è pensiero liberato, è invenzione, è rivelazione di se stessa.

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CHIARA MILESI

(Introduzione al catalogo della personale INTIMOGRAFIE e altre scritture)


Intima condivisione

Per definizione un aspetto intimo della propria vita, è un qualcosa che vogliamo tenere riservato, celato agli occhi altrui, segreto per il pubblico.

Al contrario, Giuse Iannello, ha voluto rendere partecipe l’osservatore di alcuni tratti di sè attraverso una mostra intimistica e simbolica. Non si tratta di mettere in mostra se stessa, ma di raccontare, attraverso l’arte, spaccati di vita che l’hanno resa ciò che è oggi.

La narrazione si sviluppa mediante oggetti realmente appartenuti all’artista, ma che oggi vengono donati all’arte, proprio come lei stessa ha fatto: donata all’arte, per l’arte.

Quei singoli oggetti, prima simbolo di un determinato status, o semplicemente beni di uso comune, oggi si elevano al rango di testimoni del tempo, di testimoni di vita, che accompagnano lo spettatore all’interno della vita della Iannello.

Seguendo le parole di Cormac McCarthy “Gli atti esistono se esiste un testimone. Senza un testimone, chi ne può parlare? In ultima analisi si potrebbe perfino dire che l’atto non è nulla e che il testimone è l’unica cosa che conta”, potremmo trovare un’ulteriore chiave di lettura a questo personale racconto di sé: senza un pubblico osservatore, che valore avrebbe il manufatto artistico? Senza chi osservando possa interpretare la narrazione dell’artista, che significato avrebbe il fare arte?

Ecco che così tutto si trasforma e, quello che fino ad un momento fa era semplicemente un racconto autobiografico, assume una visione universale della vita terrena, in cui ognuno possa riconoscere se stesso e possa dare un valore personale ad ogni singola opera della Iannello.

Con questa mostra Giuse Iannello ha fatto dell’arte lo strumento perfetto per raccontare sé e per raccontare la vita in senso lato e profondo; si è fatta interprete di una tematica universale attraverso una visione intimistica e simbolica del suo io e del suo vissuto.

Ogni colore, ogni oggetto-simbolo, ogni singolo tratto all’interno delle tele sono ponderati e “sofferti”, poiché in ognuno c’è un ricordo, un momento preciso che si palesa agli occhi di tutti e che trova un nuovo posto nella vita dell’artista.

L’evento artistico stesso si trasformerà in molteplici momenti che segneranno l’esistenza dell’artista, proprio come già alcune opere hanno dato vita a nuovi cicli pittorici in un continuo scorrere della vita a cui potranno aggiungersi nuovi testimoni del tempo oltre a quelli che già oggi possiamo ammirare.
 

-VA' TWIN  su Mangiapagine

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INTIMOGRAFIE e altre scritture | mostra personale di GIUSE IANNELLO | 18.09.2016 - Vigevano

Donne veramente forti e coraggiose, la vita le centellina; sulla terra devi andarle a scovare, ma devi essere abile, perché loro non si fanno notare, ti passano accanto, quasi invisibili, non ti accorgi di loro, se non per una predisposizione nei loro riguardi, oppure perché sei arrivato nel momento più opportuno per farne la conoscenza.

Giuse Iannello è quel tipo di donna.

E ieri ho avuto, di nuovo, il piacere di incontrarla presso AR.CO., in Via Saporiti n. 6 a Vigevano, in occasione della sua mostra personale che temporaneamente si può ammirare fino al 25 settembre.

Mangiapagine si è sempre contraddistinto nel mostrare parole e copertine. Ma esse stesse non sono forse un'ulteriore forma d'arte? E se quelle parole questa volta si trasformassero in pennellate di colore, radiografie od orologi incorporati in tele? E' quello che ha strabiliato i miei occhi, nel momento stesso in cui ho messo piede in AR.CO..

“INTIMOGRAFIE e altre scritture” non potrebbe descrivere diversamente la vena artistica di Giuse, artista completa quale è.

Tutto parte da porzioni di sé, da quello che nel tempo, nella sua vita, ha raccolto, mai buttato o dimenticato, ma semplicemente trattenuto con sè per scoprire che no, da quella pagina di diario o da quelle fotografie dei propri genitori, lei non è poi cambiata.

Scherzando mi dice che alle elementari era una bambina matura, oggi molto meno. E io non lo credo, invece.

Credo che abbia decisamente coraggio nel mostrare l'intimità che c'è in lei.

Le sue intimografie parlano di pelle, quella sottile membrana di cui spesso dimentichiamo l'esistenza, e subito ho pensato alla pelle di Enea ed Ana, sfruttata fino all'osso in maniera differente.

Le sue intimografie parlano di ossa, di quadri avvicinati con stupore a Dorian Gray ma che, grazie al cielo!, non si trasformano; perché forse, ciò che cambia è il corpo, quello vero.

In quelle quattro mura c'è tutto: c'è bellezza, diversa a seconda degli occhi che la osservano; c'è il tempo, che scorre inesorabile, unità di misura costante per tutti, ma anche qui, che gran differenza fa nelle vite di ciascuno!

E c'è la famiglia, di Giuse, rappresentata stoicamente con una bambola fanciullesca, chiusa in gabbia. Ma felice: quelle prigioni che forse un po' tutti ci scegliamo e in cui comunque, nonostante tutto, ci stiamo bene.

L'intimografia di Giuse – e quindi, la sua bellezza - è la capacità di far incontrare persone davanti ai suoi quadri.

Persone che hanno una loro idea di arte, non addette ai lavori.

Giuse suscita in loro emozioni, dialogo e soprattutto, sorrisi.

Che penso sia la forma artistica più bella che esista.

“Le lettere dell'alfabeto sono elementi imprescindibili del mio modo di essere. A volte si concretizzano in romanzi, racconti, riflessioni sul blog; altre in quelle che io chiamo quasipoesie, e altre ancora entrando a far parte delle immagini che creo. La pittura e la scrittura si influenzano a vicenda: spesso l'una anticipa l'altra, e viceversa.”
 

BENJI CALLIPARI

...il presente ci pone davanti a un’artista brillante e dalle mille sfaccettature, dove le parole si alternano ai colori generando sempre e solo emozioni, il futuro è tutto da scoprire, ma siamo certi che continuerà ad essere pregno delle sfumature più belle della tua anima.

(qui SOTTO il link delll'intervista completa)

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GIUSEPPE VARONE

Le risonanze poetiche dello scandaglio materico di Giuse Iannello

Le figure che si stagliano sulla superficie dipinta sono tese eppur morbide, allucinate e riconoscibili; personaggi femminili che prendono corpo in una forma di estremo, seppur velato realismo, giacché niente di loro è oggettivamente descritto nei minimi dettagli, ma liricamente tracciato da una ineluttabile energeia, incantevole e sfuggente. Figure che s’intrudono in un funambolico scenario costituito di segni volubili, presenze materiche avvinte a un colore pressoché ribollente, che fasciando di luce misterica nel contempo pone in mostra la loro interiorità, riflesso della multanime coscienza spirituale dell’artista.

Le dense pennellate, sincopate da getti iridescenti e da schegge screziate, sono la forma stessa di un’analisi volta allo svelamento del sé, posto dentro il racconto di un mondo primigenio, mediterraneo, archetipico. La materia, lavorata con nitida naturalezza, appare come levigata, quasi smussata come l’acqua fa sulle sponde o come il vento sulle dune, e da essa stessa emergono, rigenerandosi, corpi e allegorie vagolanti e apparenti nel nulla che si impone al candido della tela, con la sua massa trascinante e la sua cromia densa, oltre la quale s’intagliano sovente muliebri sguardi immensi e interrotti, dai quali emerge una personalità del genio creativo ora drammatica ora appassionata, ma sempre grandiosa, sciolta e modellata in quel precipuo scandaglio dell’anima. Anima che fluisce e riconduce all’orditura dell’esistente, narrato per associazioni oniriche, per blocchi plastici dalla seducente tenerezza, privati dei contorni stringenti, cancellati come in uno schizzo d’essere non ancora nato, quindi eterno nel suo imperituro rinascere, atto a ingenerare un avvincente, deliberato non-finito.

L’artista, in un menage di simboli intermittenti entro un conglomerato policromo, sembra voler indagare incessantemente l’individuo, sortendo una pittura perforante tessuta a sottovento della poesia."

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ISABELLA GIARDINI

"....Sono mescolati di simbolismi diversi e complessi i quadri della pittrice.

  Che non racchiudono mai un solo significato.

  Spesso veicolano concetti, sensazioni, percezioni che vanno al di là di quello che

  si riesce a leggere..."

 

-L'Informatore Vigevanese

  ...Il filone del miglior realismo vigevanese si tinge allora di raffinati tratti psicologici

  che portano la Iannello ad una composizione equilibrata che lascia spazio alla libera

  interpretazione di chi si pone dinanzi alla tela..."

 

- Claudio Giumelli

  "...La Iannello si volge ad un'interiorità che scopre una pittura svelta e che il sogno

  scuote con improvvise visioni..."

 

-Luisanna Dalù

 

 

- Francesca Vignati:

 "...Con la sua più recente produzione, rimane il dialogo perpetuo tra anima e mente

   che utilizza il simbolo come strumento, come aggancio tra lei e il pubblico...

  Tecnicamente ...utilizza un gioco prospettico di primi piani e piani più lontani

  indispensabili per il dualismo del pensiero con la realtà..."

 

-Jlenia Felis:

 “Ogni artista dimostra di avere,attraverso la propria personale ricerca,una forte

 valenza espressiva,ma in particolare emergono le opere, per intensità ed innovazione,

 delle pittrici Giuse Iannello e…”

 

 

-Rolando di Bari:

 "...La realtà è che il figurativismo di Giuse Iannello è soltanto apparente.

  ...Ecco dunque che, allorchè si riesce a entrare nel suo mondo,si scopre che

  il suo atteggiamento artistico è " astratto",nella misura in cui la sua intelligenza la

  porta a cercare, nel soggetto individuale e concreto, concetti ideologici ed universali,

  che prescindono dalla determinatezza dell'oggetto stesso..."

 

 -Giuse Albani

"...Lascia infine cadere l'oggettività statica della rappresentazione per dare spazio al concetto spazio-tempo..."

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